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Il Centro effettua l’accoglienza degli animali in difficoltà tutti i giorni dalle 9.30 alle 12.30

Le attività che riguardano le tartarughe marine sono varie ed articolate.

a) Un aspetto da tempo studiato dall’OFP e dal Museo è quello della probabile nidificazione di tartarughe marine ed in particolare di Caretta sulle spiagge salentine. Le due più eclatanti prove di tale fenomeno si sono avute solo di recente (2006 e 2007) a testimonianza che, più che in cause biogeografiche o geomorfologiche, le vere ragioni risiedono in un scarsa conoscenza del fenomeno e nella mancanza di dati ed osservazioni. A tale proposito il CRTM ha programmato lo svolgimento di osservazioni sistematiche ed estese con la costituzione di una rete di monitoraggio delle spiagge. L’individuazione delle deposizioni è di importanza fondamentale per comprendere lo stato di salute delle popolazioni di Caretta e la sua distribuzione nel Mediterraneo. Al valore biogeografico e conservazionistico si aggiunge la possibilità di svolgere ricerche etologiche, embriologiche e genetiche. Il CRTM ha già ottenuto la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Stazione zoologica Anton Dhorn di Napoli e, stando ad accordi verbali molto stringenti, ha in animo di allacciare accordi ancora più vincolanti volti proprio al monitoraggio delle deposizioni e successive indagini su uova ed embrioni.

b) In base alle nuove linee guida del Ministero dell’Ambiente, le Regioni devono adeguarsi in tempi rapidi agli standard internazionali per il recupero delle tartarughe marine in difficoltà. Le Regioni demanderanno alle Provincie e queste si avvarranno, dove possibile, degli Osservatori faunistici. Il CRTM dell’Osservatorio faunistico della Provincia di Lecce, per esperienza dei suoi tecnici e collaboratori, per strumentazione tecnica e per ampiezza degli spazi recettivi ha già ottenuto ampi riconoscimenti e risultati in campo locale e nazionale e, per il futuro, tende ad assumere il ruolo di centro di coordinamento a livello provinciale.

Il primo passo a tal proposito è dato dalla sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Lega Navale Italiana e altre istituzioni di ricerca (Cooperativa OMNIA, Cooperativa HYDRA, MSNS), Comuni e associazioni di pescatori, per avviare una stretta collaborazione unificata in una rete detta Tartasalento, che ha la finalità principale di intervenire repentinamente in presenza di un esemplare in difficoltà e assisterlo fino all’intervento da parte degli addetti dell’Osservatorio faunistico provinciale o degli agenti appartenenti agli enti deputati alla tutela della fauna (Capitaneria di Porto, CFS, Polizia provinciale, ecc.), i quali provvederanno alla consegna dell’animale al CRTM.

La costituzione di tale rete è il primo tentativo in Puglia e uno dei rarissimi in Italia in cui enti disparati (comuni, associazioni ecc.) si coalizzano per la salvaguardia di un animale a rischio di estinzione.

Dal punto di vista tecnico il CRTM funziona fondamentalmente come gli altri centri di recupero: accoglienza degli esemplari rinvenuti in difficoltà ad opera di personale con esperienza nella tecnica di allevamento in acquario (il trasporto presso l’OFP avviene di solito ad opera degli agenti di Polizia provinciale), stabulazione e sistemazione in vasche allestite in accordo alle norme di igiene e nel rispetto delle esigenze biologiche dell’animale in degenza, prima visita veterinaria eseguita da personale specializzato sui rettili marini; rilievo dei dati biometrici e schedatura in seno alla Banca dati dell’OFP; valutazione della diagnosi e istituzione di terapia idonea per la degenza, interventi chirurgici adeguati al livello di competenza del CRTM e dell’ambulatorio annesso, reintroduzione in mare.

Il tutto avviene in stretta collaborazione con la Stazione zoologica Anton Dorhn, per mezzo non solo di uno scambio di informazioni, ma anche con lo spostamento degli stessi animali qualora questi abbiano bisogno di lunga degenza o interventi particolarmente complessi.
c) Un motivo di vanto del CRTM è dato dalla elevata percentuale di successi nel recupero di hatchiling (esemplari nati da poco tempo), giunta in alcuni anni al 100%. La difficoltà nel mantenere in vita questi giovanissimi esemplari è, a detta di tutta la bibliografia internazionale, molto elevata e può essere vinta solo da una dedizione costante ed esperta. È in fase di costituzione una Nursery, grazie alla quale i piccoli abbiano uno spazio dedicato in ambiente controllato.

Grazie alla standardizzazione del protocollo di intervento che segue le linee guida dell’UNEP (United Nations Environmental Project) accolte dal RAC-SPA (Regional Activity Centre for Specially Protected Areas) e alla scelta qualificata del personale addetto, i piccoli verranno stabulati in apposite shower-box in modo da ottenere condizioni elevatissime di umidità, senza essere sottoposti allo stress del nuoto; saranno alimentati con omogeneizzati e cibo fresco ridotto in poltiglia; sottoposti alle opportune terapie clinico-veterinarie ed infine preparati per l’eventuale lunga degenza durante la quale apprenderanno a predare in vasche di dimensione maggiore. Solo in perfette condizioni di salute e sicuramente in grado di potersi procacciare il cibo autonomamente saranno reintrodotti in mare.